Rassegna Concertistica Giovanni Canciani

La rassegna "Giovanni Canciani" è organizzata dalla

Scuola di Musica della Carnia.

Direttore artistico: Francesco Gioia

Seconda edizione marzo 2024

Dio, creando l'uomo a sua immagine e somiglianza, ha posto nel suo cuore il desiderio della conoscenza del tutto, del grande, dell'Assoluto. Con l'Assoluto l'uomo troverà se stesso e l'occasione per elevarsi e placare la sua insaziabile sete del tutto, nella sorgente divina del bello, del buono e della gioia. La Musica, la "Grande Musica", è una delle strade che portano al "Gran mare dell'essere", all'oceano della bellezza, della bontà della gioia, dove da sempre aleggia lo Spirito Divino. In essa confluisce anche il principale dualismo della Scolastica medioevale, il Dio immanente "dentro di noi, più forte di noi" di S.Agostino ed il Dio trascendente della sublime e beatifica contemplazione del "Doctor Angelicus",
Tommaso d'Aquino. Iniziatore di questo processo di sintesi è Palestrina che costruisce il suo contrappunto fondendo la pacata monodia gregoriana con quella polifonia d'ispirazione fiamminga che pur continuatrice dell'apollinea visione divina, piano piano, attraverso i Gabrieli di Venezia, Monteverdi e Carissimi ci porterà a Bach. E se Palestrina con la sua musica dischiude la visione estatica dell'eterna verità, J. S. Bach ne amplifica la visione interiorizzando la radiante sfera dell'Arcano "motore immoto", per vivere la Somma
potenza creatrice soggettivamente, in quel "dentro di noi" che l'afflato divino trasforma in commozione e vibrazione umana. Bach innalzandosi con la potenza del suo genio ad una sfera di universalità celeste ed umana, opera quella sintesi del grande dualismo teologico medioevale che l'atteggiamento dell'arte in generale, nei suoi rapporti con la fede, non è mai riuscita a raggiungere. L'arte delle grandi civiltà del passato si è nutrita abbondantemente nella religiosità dei suoi popoli, per cui parlare di arte profana significherebbe disconoscere la maternità fideistica del suo fine creativo. Nel contesto dell'Europa cristiana, l'arte in tutte le sue manifestazioni non può prescindere dalla fede in un Dio sommo artefice che, additando all'uomo l'eternità, lo spinge a creare il bello seppure intriso a volte di passionalità e di dramma. La musica dei grandi, dai quattro "evangelisti" Vivaldi, Haendel, Scarlatti e Bach alla trinità musicale di Haydn, Mozart e Beethoven ed ai romantici tutti fino a Verdi, esprime quella radiante forza d'intelligenza e di azione che il Creatore ha posto nel cuore dell'uomo, per cui La "Jupiter" di Mozart, "l'Appassionata" di Beethoven e la Passione secondo S.Matteo di Bach, sono gradini eguali di quella scala d'oro dantesca per la quale la contemplazione si eleva a Dio. L'uomo smarrito del nostro tempo, alla ricerca di se stesso oltre la materialità e la quotidianità della sua esistenza,
accostandosi all'arte consolatrice della musica può rompere quel cerchio dell'effimero, dell'inquietudine e dell'insoddisfazione che impedisce alla sua anima di "gire a farsi bella", salendo la scala d'oro della felicità e della bellezza, che ci conducono al fine ultimo: la verità che dietro vi si cela.


Di color d'or, in che raggio traluce
Vid'io uno scaleo eretto in suso
Tanto che nol seguiva la mia luce.
(Paradiso - XXI)

Giovanni Canciani

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